Eremo di Lecceto, vent’anni di spiritualità
La festa della Madonna di Lecceto,
celebrata la domenica 7 settembre,
è stata anche l’occasione per ringraziare
i padri Sacramentini che dal 1988 offrono
un prezioso servizio di accoglienza
per incontri e ritiri.
I meteorologi avevano previsto pioggia, invece il vento ha portato via le nubi e mitigato i raggi ancora infuocati di questo caldo settembre. Tante le persone che da tutta la diocesi e da quelle vicine sono salite a Lecceto per manifestare la devozione alla Madonna, e la gratitudine alla Comunità dei padri sacramentini che svolgono dal 1988, il prezioso servizio di accoglienza. E’anche la loro presenza, la loro cura ed attenzione, che fanno di questa casa di spiritualità “il luogo dove tutti possono trovare lo spazio e il tempo per l’incontro con Dio” come l’ha definita il vescovo Claudio Maniago.
In questa casa, amata dai seminaristi, che qui venivano a trascorrere le vacanze, e dal clero che vi svolge riunioni e periodi di ritiro è vivissima la devozione mariana. Il dolce sguardo della Madonna di Lecceto ha accolto benevolmente da qui l’ “Eccomi” generoso di molti giovani a quella chiamata tanto più grande di loro.
Tradizionalmente si festeggiava l’8 settembre, ma da qualche tempo si è preferito fissarla alla prima domenica per consentire la partecipazione anche a chi altrimenti sarebbe impegnato in attività lavorative o professionali.
La festa è iniziata con la celebrazione eucaristica. Attorno alla mensa si sono raccolte le comunità del seminario, quella parrocchiale e quella dei padri sacramentini, oltre ad una nutrita rappresentanza dei circa duecentocinquantamila che in questi venti anni, sono saliti a Lecceto.
Mons. Maniago, nella sua omelia ha ricordato che una realtà come questa è possibile per una ragione precisa: “nasce dalla Parola del Signore, dal Suo Vangelo. Dio che si manifesta, Dio che agisce, diventa proposta concreta di vita. Occorre prendere in mano la propria vita insieme al Signore e camminare insieme a Lui, per essere felici su questa terra.
Non siamo qui a commemorare con nostalgia i vent’anni trascorsi, ma a riconfermare che Lecceto è un luogo di relazioni fraterne e siamo grati alla comunità religiosa che ha reso possibile questo. Lecceto è un rifugio, un luogo di riposo, dove troviamo energia nuova, ristoro per poter riprendere il cammino e ci consente di ampliare i tempi d’ascolto del Signore. Lecceto è anche un laboratorio, un luogo dove è possibile lavorare su se stessi e come comunità cristiana, per arrivare a declinare rapporti fraterni, così le nostre comunità possono diventare più evangeliche”.
Il vescovo ha poi benedetto la statua che di recente è stata posta di fronte all’ingresso del chiostro. La Madonna sostiene il Bambino Gesù porgendocelo perché, come fa sempre la Madre, ci indica e conduce al Figlio.
Al termine della celebrazione Francesco Palanti, direttore del CPP di Malmantile, ha rievocato i sacerdoti che si sono succeduti nella parrocchia: don Faliero, don Salvatore e ora don Giovanni, tutti molto legati alla casa di Spiritualità e ringraziato la comunità dei padri sacramentini sempre disponibili.
Padre Domenico, superiore della comunità, ha ricordato fratello Ugo che a Lecceto ha donato vent’anni della sua vita e che qualche mese fa ci ha lasciato. A sua memoria il vescovo ha benedetto la statua di San Giuseppe.
Il pranzo preparato dai tanti “amici” che prestano la loro opera con impegno e generosità a Lecceto, è stato un vero momento di allegra convivialità.
Il tempo di adorazione è stato animato dal rettore del seminario, mons. Stefano Manetti, con i seminaristi. A conclusione della giornata c’è stata la processione eucaristica che si è snodata in un tratto di strada che porta verso la campagna e il paese, per sottolineare il nesso che esiste tra Eucarestia e vita. Perché Eucarestia non è solo “stare” con Gesù, ma significa anche “uscire” con Lui per le strade dove l’uomo vive lavora, ama, soffre, spera…Ed è per aiutare ad“essere” così che la casa di spiritualità continuerà ad offrire il proprio servizio alla diocesi fiorentina.
Elide Ceragioli